Nello spazio di Via Spallanzani 16 – Milano (Porta Venezia)
Gradita prenotazione Necessario Green Pass

VENERDI’ 25 MARZO 2022

ALLE ORE 18,30

READING POETICO

RICERCARE LA LUCE

LA STANZA DELLA POESIA di Apriti Cielo!

LE POESIE che verranno lette sono nate dalle letture di:
LA TOMBA DI ANTIGONE di Maria Zambrano e
da IRIS SERLVATICO di Louise Glük

LEGGONO: Zina Borgini, Giulia Grigoletto, Marina Mariani, Teresa Mariniello, Daniela Stasi, Serafina Tarantini


ZINA BORGINI

La lupa
Tu lupo, io lupa
mi sono trasformata
con abbraccio simbolico

Lo sguardo incredulo
di dolorosa meraviglia
si allarga e contempla
la triviale ferocia
che minaccia
l’armonia del creato


Le stelle
Ciò che l’occhio umano
percepisce nel cielo notturno
non sono le punte delle stelle

ma piccoli bagliori
che lasciano tracce

né ballano corpi di donne
fluttuanti che volano
in galassie lontane

né colombe guida
scorta leggera e alata
al loro incedere sinuoso

Eppure…
se si mutassero
le ancore pesanti
che uccidono la fantasia
la raffigurazione
sarebbe possibile
in tutta la sua magia


Come bambina
Tornerò a compattare
le mie membra disperse
sepolte nel sottosuolo
mi aiuterà la natura
gli animali leniranno le ferite
i sassi, e le pietre
faranno basi solide e fidate
mi salveranno le favole
e i misteri che custodisco
con occhi di vecchia

In trepida meraviglia
sarò sempre a cercare le stelle
come bambina.


GIULIA GRIGOLETTO

Da madre in figlia
1
Lì, si sparse paura
si misero catene
le parole si fecero prigioniere.

Arrivavano grida da lontano
singhiozzi di bambina
da sotto la scala buia

la madre infastidita diceva
che se avesse saputo
non l’avrebbe messa al mondo.

2
Aveva il vento tra i capelli
un passo da cerbiatta
il sorriso dell’ala che s’invola

il ciglio severo della madre
teneva a bada la sua baldanza.

Da dietro i vetri
la promiscuità dei troppi
nell’ombra della stanza
mani rapaci perforarono
della figlia l’anima.

La madre intenta a cucinare
cibo a dismisura
per vuoti di stomaco insaziabili.


3
Il tonfo non fu mortale
l’acqua del pozzo la sorresse
arpionò la risalita
dallo squarcio di cielo a vista

un fiume in piena squarciò
i silenzi delle madri
ne lavò i sanguinamenti
e illuminò a giorno le notti
dentro casa
una dignità nuova
tra le lenzuola.


La legge
Portano l’urlo soffocato della rabbia
il livore del cielo cieco che le sovrasta
piangono bellezze insanguinate
fiori calpestati sul nascere
le tondità dei ventri presi a bersaglio


in quell’utero sacro
dove tutto l’universo dimora
in codici segreti che nessuno
nessuno potrà mai estirpare
anche se il dolore è immenso
l’essere madre è grande
anche se la morte semina per le strade
e i figli non si possono risparmiare.


Stringiamo stretto nella mano
ciò che ingravida la terra
e rinvigorisce l’esangue
la Legge della pace
il disarmo.

MARINA MARIANI

Ri-flettere
La vita travolge!
Occorre possedere radici di thuja
non è l’io il punto di vista
sono le parole.
Nominare è incarnare il mondo
si scrive sangue si dice mistero,
luogo di fertile solitudine
e
intrinseca violenza.
Nell’ora fragile dei destini incerti
libera preghiere


Tempi
In questa danza di cerchi concentrici
che si schiudono
mi porta fatica il ricordo
di quegli anni attraversati
da intima incertezza
del presente.

Senza radici nessuna vita riparte

Il mio corpo salvato
non è sicuro, conta gli anni,
sospende il respiro
sul tempo che rimane.

Una domanda come velo sull’irrevocabile atto
Quando l’anima si affiancherà dal bisogno
l’oblio basterà?

il Fiat dell’abbandono,
azione indicibile, compiuta per sé stessi
cancella il reale
schiude al sogno dell’Universo.

Sospensione
Masticando mollica di pane
a guisa di chewin gum
giungesti a lande inesplorate
lunghe quanto il cordone ombelicale
tratto che separa carni dall’anima
il respiro è al limitare del giorno
e ardore sorge
se non si è ancora assaporato
i semi del melograno.
Ardua da maneggiare è l’arte del fuoco!


TERESA MARINIELLO

Antigone
Non avrei potuto
lasciarlo il dolore
per le tue orbite scavate
né quello per il tuo sangue rappreso.
Lo avrei ritrovato
a battere sordo,
nella cuspide del mio cuore
senza più anima per sentirlo.
L’ho voluto urlare potente,
nelle viscere,
mentre cospargevo acqua
perchè il tuo sangue
tornasse alla terra
e il cielo ti fosse coperto.

Altra legge non ho riconosciuto.

Non ribellione la mia
quanto mantenere il passo
che era stato guida del padre
e ora viatico del fratello.
Tutti e due immersi
in un buio fitto
che è stato della mente
e che sarà ora della grotta
dove non io, ma la Storia
sarà rinchiusa.


Persefone
Ci sono foglie lungo la strada
alcune posate
altre dipinte sui rami, ancora
verde una, ostinata e ignaraa
ultima sentinella del cicalio estivo.
Non me ne curo,
che accompagni il pianto di mia madre
il suo cieco affanno,
ho gote arrossate ora da un sole più caldo,
preparo la vita
danzando tra fiammelle guizzanti.


DANIELA STASI

Nelle mie viscere, la parola
Uomini, avete dilaniato le parole
date alla superficie e
affiorate dalla terra.

Le avete sbranate col suono di
mitragliatrici brillanti e
ne avete annullato il mistero.

Non ho più vista perché
non c’è piu luce sopra i
vostri neon bianchi.

Non ho piu suoni perché
non c’è piu’ niente nelle mie parole che
scaldi il rumore di fredda spada.

Senza più amore.

Nelle mie viscere solo è  la fusione
tra la mia pelle e il mio stesso sesso nel 
mistero della Vita da me pronunciata.



SERAFINA TARANTINI


Le canzoni di Antigone
Mi sporgo
su abissi di silenzio
di parole perdute
e di raggi di luce
a non rivelare
antichi misteri


Senza titolo
La notte
m’inghiotte
nel suo ventre oscuro
e all’improvviso
una luce
mi abbaglia
e rivedo
l’alba