MARTEDI’ 30 MAGGIO 2017

alle ore 18

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

di Nancy J. Cameron

Pratica Collaborativa, approfondiamo il dialogo.

Un percorso innovativo nei conflitti familiari.

A cura di Cristina Mordiglia.

Autore: Nancy J. Cameron Avvocato canadese con esperienza nell’ambito del diritto di famiglia è formatrice di professionisti collaborativi. Presidente dell’associazione mondiale IACP (International Academy of Collaborative Professionals) nel 2009 e co-fondatrice della Collaborative Divorce Association in Vancouver, insegna Pratica Collaborativa presso la facoltà di legge dell’Università della British Columbia.

Curatore: Cristina Mordiglia, anche co-traduttore, unitamente ad altri soci di AIADC (Associazione Italiana Professionisti Collaborativi). Avvocato con esperienza nell’ambito del diritto di famiglia, formata alla Pratica Collaborativa con l’associazione AIADC, è da tempo impegnata per la diffusione in Italia di questo metodo innovativo per affrontare i conflitti familiari. Titolo: PRATICA COLLABORATIVA, APPROFONDIAMO IL DIALOGO un percorso innovativo nei conflitti familiari Casa editrice: Bruno Mondadori, 2016 Genere: saggistica Contenuto: si tratta di una prima opera in grado di restituire, con profondità di pensiero e ricchezza di argomentazione, una trattazione completa di cosa si intende per Pratica Collaborativa: delle ragioni di natura sociale e culturale che le hanno dato origine; dei valori e principi che le danno forma; delle metodologie e strumenti che la strutturano; delle difficoltà, ostacoli, ma anche delle potenzialità e successi che ne hanno accompagnato la crescita e la grande diffusione nel mondo. Le persone in conflitto vengono messe al centro ed accompagnate in un lavoro di gruppo (composto da professionisti di varie specialità, appositamente formati a lavorare in team) adatto a favorire ascolto dell’altro, emersione dei bisogni, consapevolezza ed empowerment, con l’obbiettivo di raggiungere una costruzione condivisa delle scelte ed una trasformazione del conflitto. Questo avviene entro linee guida prestabilite e nel rispetto dei principi di trasparenza e lealtà, oltre a al fondamentale impegno delle parti e dei loro legali ad affrontare il conflitto senza andare in giudizio. Destinatari: questo libro é utile a tutti coloro che sono interessati a conoscere il nuovo metodo e ai praticanti collaborativi già formati che possono confrontarsi con chi ha portato a termine felicemente il cambiamento ed ha messo a fuoco le varie fasi del percorso. La Cameron infatti analizza a fondo il vero nodo della trasformazione del modo di lavorare dell’avvocato collaborativo: la necessità non solo di imparare le tecniche, ma soprattutto di trasformare la propria persona, che deve divenire capace da un lato di accogliere, ascoltare, comunicare empaticamente, e dall’altro di lavorare coi colleghi, condividendo informazioni e modalità di approccio, e imparando ad interagire nel rispetto delle reciproche specializzazioni. E’ utile inoltre per tutti quei saperi che aspirano in modo innovativo a coinvolgere la persona-cliente, facilitando una soluzione-risultato più autentica da parte degli stessi soggetti portatori di bisogni. Stile: l’autrice, laureata in scrittura creativa, utilizza un linguaggio leggero e coinvolgente che contribuisce ad appassionare il lettore. Commento: Il libro é dunque una visione completa del tema e delle implicazioni che l’occuparsi di questa particolare forma del diritto mette in campo: i rapporti con il metodo tradizionale, i limiti, le insoddisfazioni che quest’ultimo genera tra i legali e nei fruitori del servizio, diretti e potenziali. Si tratta in sostanza dell’analisi di un importante giro di boa dell’approccio professionale che pare aprire una prospettiva di futuro tanto ai professionisti quanto ai clienti.

Nancy J Cameron : Pratica Collaborativa, approfondiamo il dialogo.
Un percorso innovativo nei conflitti familiari. A cura di Cristina Mordiglia.
recensione di Marianella Sclavi
Questo libro è al tempo stesso un manuale e un racconto affascinante di come è emerso e si sta affermando nel mondo occidentale il “diritto collaborativo”, ovvero un metodo non contenzioso di risolvere i conflitti, fuori dalle aule dei tribunali, promosso da gruppi sempre più numerosi di avvocati (in grandissima maggioranza avvocatesse) che operano in particolare nell’area delle crisi familiari, dalle separazioni ai divorzi, alle successioni. E’ la descrizione – nientedimeno che – di una rivoluzione molecolare culturale e strutturale del sistema di diritto legale in occidente.
Una rivoluzione che sostituisce all’etica del diritto, l’etica della cura, alla risoluzione dei conflitti delegata ad altri, la possibilità di utilizzare le crisi per apprendere a gestire in prima persona i conflitti in modo creativo e trovare col coniuge un accordo partecipato che mette al primo posto l’interesse e benessere dei figli e la capacità dei genitori di collaborare anche se (o proprio perché) separati.
Se vi chiedete come è possibile abbattere questo Moloch, da dove si comincia a cambiarlo? In questo libro trovate una risposta che travalica la categoria del diritto di famiglia e coinvolge quasi tutti. La risposta è: prendete sul serio il vostro perdurante senso di disagio. Chiedetevi, come fa Nancy Cameron: “Come posso impostare la mia vita professionale in modo che non sia un buco nero che minaccia di inghiottire tutte le altre aree della mia vita che mi danno gratificazione? “ E per contro: “Voglio un lavoro che sia intellettualmente stimolante; voglio continuare a imparare e sviluppare le mie capacità e che queste competenze possano integrare la mia vita personale”. Sappiate che se non osate prendere sul serio i vostri desideri state rinunciando non solo a rendere il vostro lavoro più interessante e utile per voi, ma anche per tutti coloro con cui interagite sia nel lavoro che nella vita sociale e privata. Penso al lavoro nelle scuole, nella PA, negli ospedali e luoghi di cura e assistenza.
Il libro racconta come un numero sempre più numeroso sia di avvocati che di coppie in crisi si imbarca su questa strada che ha ormai una serie di appoggi e reti a livello internazionale e nazionale. Dai corsi di formazione periodici, ai lavori in team, alle associazioni: la International Accademy of Collaborative Professionals (fondata nel 2000) e la sezione italiana con sito: www.praticacollaborativa.it (fondata nel 2010) .
Dal 1990 ad oggi, quando l’avvocato Stuart Webb nello stato del Minnesota vedendo le conseguenze disastrose sulla vita dei coniugi e dei loro figli dei procedimenti legali dominanti (sempre più costosi, procrastinati e inefficaci) dichiarò “non metterò più piede in tribunale“ per inaugurare una modalità di advocacy alternativa capace di aiutare le parti ad acquisire quelle capacità di ascolto attivo e gestione creativa dei conflitti di cui mancavano e di cui avrebbero avuto bisogno nella vita futura, il movimento collaborativo si è diffuso in tutto il mondo coinvolgendo oltre 5000 professionisti iscritti al IACP appartenenti a 24 diversi paesi.

Stuard Webb era buddista e la maggior parte degli avvocati più attivi nella rete sono donne. E ciononostante stanno decisamente sgretolando il Leviatano. Tirate voi la morale della favola.
Da parte mia, se devo estrarre l’ingrediente principale di questo successo, lo formulerei così: fondamentale (non solo per gli avvocati, ma per tutti gli altri professionisti) è il corso di formazione alla pratica collaborativa e iniziare a parlare di risoluzione alternativa delle controversie e dei conflitti “ad ogni cliente che entra nel vostro ufficio.”
Il cliente (lo studente? Il malato? il cittadino?) nella pratica collaborativa è protagonista e può esserlo solo se ha capito quali sono le opzioni: come funziona il sistema burocratico e gerarchico dominante e che esistono altre opzioni nelle quali non è trattato come un minus habens e non deve trattare chi la pensa diversamente o chi è diverso come un nemico.