Mercoledì 13 novembre

ore 18,30

presentazione del libro

 UNA STAGIONE NASCOSTA

di VINCENZO DI MARO

Introducono

Sebastiano Aglieco e Filippo Ravizza


Esiste, in ogni parola, il mistero della sua origine, del suo farsi e sfarsi nel tempo. Così, queste poesie sembrano cavalcare la cresta dell’onda che conduce l’essere verso il suo compimento, non trascurando le pietre miliari delle improvvise parusie, gli epodi, subito dopo l’attacco frontale del senso dell’immagine prima.

IL libro, dunque, affonda le sue origini nell’archetipo acronico della grotta, di una lingua per immagini che è ancora “altro”dalla lingua scritta, eppure già codex, impianto simbolico perniente casuale. Senso che si dirama nel tempo costruendo, mattonedopo mattone, l’edificio di una storia parallela, quella degli accadimenti, del compiersi ineluttabile delle cause e degli effetti e quella sotterranea del senso polimorfico, cangiante e ambiguo come leapparizioni. I versi, dunque, spesso “appaiono” e “scompaiono”,si alimentano incessantemente di un andare avanti e di un tornare precipitosamente indietro verso quella grotta, evocano nascite e rinascite. Hanno l’ossatura di un corpo elastico tirato verso l’origine e la fine, vivono della tensione che si crea al centro, e cioè nel punto più esposto alla vita, al compimento dei suoi fasti:”ciò che esiste ha un nome”. La tenzone abita interamente nella caduta di un corpo, nella “retorica” vitalistica del suo abitare, della sua entelechia e della sua entropia; a cui si contrappone un disabitare costante, l’inconsistenza dell’acqua, la sparizione, il rischio di una visione dispotica del mondo.

Così, soprattutto nelle prime sezioni, Vincenzo Di Maro suggerisce la poesia come lingua della preveggenza; non nel senso di un indovinare, di prevedere il disastro, ma nel senso di una lingua capace disentire contemporaneamente la presenza degli opposti, tra requiem e battesimo. Lingua, questa, destinata ad essere pronunciata sulla superficie traballante delle falde psichiche, splendente quando esaltata e guizzante verso la luce, oscura e incatramata quando precipiti verso il mare oscuro del dubbio.


Note biobibliografiche:

Vincenzo Di Maro è nato nel ’69 a Calvizzano (Na) e vive a Varese. Ha pubblicato “La costanza dell’inseguito” (Nuova Editrice Magenta, 2008, selezionato premio Bagutta, selezionato San Pellegrino);“La fine dell’opera – frammenti per un coro”(Lietocolle 2011) e “Mitografie” (Kairòs, 2012, con Casulli,Ferraris, Vetromile). Nel 2012 ha vinto il premio Confcommercio Milano “Poeti e scrittori in Lombardia” per la poesia inedita. Sue poesie compaiono nell’antologia della poesia italiana“Frammenti imprevisti”, (Kairòs 2010)