In un giorno di giugno del 2012, Zina Borgini, Presidente di Apriti Cielo! e amica di Mariuccia Noè, conosciuta alla Libreria delle Donne tramite Nilde Vinci, dopo aver pranzato con lei nella sua casa  di via Pancaldo, stava tornando verso Porta Venezia passando per Via Spallanzani;  sul portone del civico numero 16 vide un cartello con scritto: “Affittasi laboratorio”.
Nella mente di Zina c’era già il desiderio di creare uno Spazio culturale dedicato soprattutto alle donne che però non escludesse gli uomini, e  impulsivamente varcò il portone dove l’accolse un bel cortile d’epoca con un giardino fiorito.
Interpellata la portiera  sul locale da affittare, ella  le mostrò un locale che tutto sommato non era una gran chè ma,  il contesto e la disponibilità di Ornella (la portiera), avevano  acceso nella mente di Zina la possibilità di poter realizzare il suo desiderio. Successivamente parlandone con Laura Modini, che si dimostrò entusiasta, decisero di andare insieme a vedere il posto.  Laura era molto  perplessa per i lavori che sarebbero occorsi per la sua trasformazione, ma confidando nell’entusiasmo e nella determinazione di Zina accondiscese a condividere l’impresa.
Anche Mariuccia Noè sostenne con molto interesse il progetto (non solo a parole)  dando  grande  e maggior energia alla sua realizzazione.
L’Associazione Apriti Cielo! divenne così realtà e Mariuccia  da subito iniziò a invaderla con la sua allegra e ironica presenza, sostenendone tutte le iniziative.
Zina e Laura, e tutte le altre che via via si  sono aggiunti sino ad oggi,  devono questa realizzazione proprio al  caso fortuito di quel giorno di giugno!

Ora Mariuccia non c’è più e  con grande riconoscenza e amore Le dedichiamo questa pagina.

 

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Mariuccia Noè nasce a Milano il 20 dicembre 1919 da una agiata famiglia di commercianti. Il padre Stefano aveva avviato una panetteria in via Turati per una clientela ricca e raffinata.
Più piccola di tre sorelle, nata a distanza dalle altre due che sono già in piena adolescenza viene avviata a studi più ambiziosi, anche in considerazione della sua vivacità e velocità di apprendimento.
Finite le elementari viene mandata a convitto in un Collegio di Monza fino al ginnasio. Il collegio ospitava le signorine della buona società e era gestito da religiose.
Modello educativo sarà quindi cattolico, con esercizi spirituali, fioretti e messe.
Mariuccia è molto apprezzata, riporta voti buoni. Nei suoi ricordi le suore sono ricordate con gratitudine, avendo imparato da loro il valore della rinuncia e il desiderio di fare qualcosa per rendere felici gli altri.

Dopo il ginnasio entra al Liceo Parini con insegnanti  prestigiosi come D’Arbela (1), Rodolfo Mondolfo (2), fratello di Guido, che sarà poi rimosso con le leggi razziale del 1938 e infine Bignami per italiano.
L’insegnante con cui stabilirà un forte legame che andrà oltre la scuola, è  Franco Ciliberti (3), giovane studioso che sostituirà Mondolfo  (rimosso per le leggi razziali del 1938) e che insegnerà con un approccio nuovo e affascinante, parlando delle filosofie orientali  (influenzato probabilmente da Shopenauer e dal pensiero irrazionalista) e dando spazio all’arte essendo amante dell’ambiente artistico. Fu amico di Franco Rognoni e morirà suicida finita la guerra.

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L’incontro tra Mariuccia, appena sedicenne, e Franco Rognoni avviene per un caso fortuito ai giardini di Porta Venezia.
Inizia così un legame che durerà tutta la vita. E Mariuccia lo racconterà sempre con orgoglio, come un rapporto romantico, un corteggiamento gentile, fatto di messaggi scritti accompagnati da disegni: l’esperienza più bella e più esaltante della sua vita.

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Era la creatività e l’immaginazione del fidanzato qualcosa di prezioso, che le farà amare l’arte per tutta la vita e l’arte sarà il suo massimo polo di attrazione, con i successivi interessi di cittadina e donna.
In terza liceo partecipa ai Littoriali (5) e sostenuta da Benedetta Cappa (6), moglie di Marinetti, vince il premio nazionale con una ricerca sulla maternità nell’arte.

Il saggio finiva con la “Maternità cosmica” di Prampolini (7).
Il premio le venne consegnato da Marinetti.

Ricorda così l’amica Angelamaria Castelfranchi, di Milano:

“Ho conosciuto Mariuccia frequentando il Liceo Parini che aveva fama di essere uno dei più severi di Milano. Vi affluivano per scelta allievi da tutte le zone della città.
Mariuccia invece abitava in Piazza Cavour, vicinissima, per lei non era una “scelta” ma si trattava della scuola più vicina.
A quei tempi avere quindici anni voleva dire scarpe basse, gonna e camicetta. Inoltre era obbligatorio portare il grembiule nero e la massima frivolezza consisteva nella scelta di bottoni originali e di un colletto bianco di varia forma.
Ci si adeguava supinamente a questa norma, non così Mariuccia che il grambiule lo portava sempre slacciato facendo intravvedere vestiti molto colorati, le scarpe con zeppe di sughero che cominciavano ad essere di moda.”

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Questo è il retro della foto di gruppo, dove c’è la firma di Mariuccia Noé:

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Ricorda ancora Angelamaria Castelfranchi:

“Ci siamo divise all’epoca dell’Univesità perchè le facoltà scelte da noi scelte erano diverse, ma la stima e la simpatia reciproca sono rimaste immutate per tutta la vita. “

Dopo il liceo arriva l’Università Statale di Milano e qui Mariuccia avrà la fortuna di incontrare un grande maestro: Antonio Banfi (8), professore di estetica. Con lui sceglierà la sua tesi di laurea sull’arte astratta.  Siamo in piena guerra , Milano è sotto i bombardamenti, e Mariuccia con tutta la famiglia è sfollata in campagna. Per frequentare l’università farà avanti e indietro col treno tra grandi difficoltà.
La tesi viene discussa nel 1944 su una base preparata oralmente. Data la situazione di emergenza, c’erano ordini dal Ministero dell’Istruzione di licenziare in fretta più studenti possibile.

Nei ricordi di Luisa Magnani, nipote acquisita, c’è la visione di una bozza di questa tesi mai portata a termine. Ma sarà proprio in questo ambiente culturale che Mariuccia  conosce, incrocia, individua grandi intellettuali e artisti. Fra le varie personalità molti sono gli allievi di Banf: crescerà in questo ambiente l’ammirazione per queste personalità radicando il suo interesse per la politica, allontanandola definitivamente dalla cultura fascista che gli era stata imposta.
Finita la guerra (1945), Mariuccia sposa Franco Rognoni nella Chiesa di Via Palestrina.
I suoi genitori erano passati dalla grande casa di via Turati a un appartamento di via Paganini, dove i due sposi abiteranno per alcuni anni dopo le nozze.

Sono gli anni del dopoguerra e le ristrettezze economiche erano la normalità per tutti. Sposare un pittore non dava garanzie: un uomo senza un lavoro fisso, dove il guadagno veniva quando qualcuno gli commissionava illustrazioni.

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Mariuccia si attiva con grande energia, ricevendo varie offerte di lavoro: una deputata la vorrebbe come sua aiutante, una rivista le offre una collaborazione, e così via. Ma il bisogno di guadagnare con sicurezza, le fa accettare un primo incarico nella scuola e da questo momento il lavoro di insegnante sarà la sua scelta definitiva. Ovviamente le scuole assegnate sono sempre fuori Milano e quindi per anni farà la pendolare, rimanendo spesso fuori casa a pensione.
Ma questo non le impedì anche in quegli anni difficili di vivere quanto di meglio la cultura della rinascita nazionale offriva in una città come Milano: il Piccolo Teatro, la Casa della Cultura, i salotti intellettuali e i circoli artistici come quello della Galleria Il Milione dove conosce l’artista Regina Bracchi (9) che le dedicherà una scultura astratta in marmo.

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Presente, curiosa e desiderosa di partecipare a tutte le opportunità di incontri interessanti: Salvatore Quasimodo, Luigi Rognoni (musicologo e esperto di dodecafonia), Paolo Grassi, Mario Soldati (allora professore di disegno e pittore affermato).

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Mariuccia aveva uno sguardo a 360 sulla città e se c’era un evento culturale di rinnovamento o di rottura, lei era lì. Ma non solo, il mondo tutto era fonte di conoscenza.

Scrive Gioia Gorla, psicoterapeuta a Firenze:

“La mia amicizia con Mariuccia è durata tutta la vita, da quando ci siamo conosciute nel 1960 alla Scuola media di Treviglio (Bergamo) sino a quando l’ho salutata l’ultima volta pochi giorni prima che morisse. Siamo sempre vissute in città diverse (Mariuccia a Milano, io a Bergamo, a Pavia e infine a Firenze) e questo ha fatto sì che si comunicasse per lettera.
Ho riletto le lettere di Mariuccia dopo la sua morte e ora ne offro una piccola scelta, che documenta la sua vivacità intellettuale, l’amore per la vita e la generosità nel condividere i problemi degli altri, che ne facevano una persona straordinaria.”

Ecco un piccolo stralcio delle lettere di Mariuccia a Gioia Gorla:

 Martedì 17-1-61

[…] Ho frequentato la Casa della Cultura e i Venerdì letterari. Molto bello un breve corso su Brecht di Paolo Chiarini e un concerto di musica contemporanea tenuto del quartetto di Milano in una sala della Pinacoteca di Brera. Per il resto ho tanto da fare perché tra le letture (Joyce, Moravia, ecc.), qualche film di Bergman, un po’ di teatro e le amicizie, non mi resta davvero molto tempo (aggiungi la scuola e le pipì del Pep). Le amiche con problemi amorosi sono un po’ più calme. […] Scrivimi, mi fa molto piacere. Tanti cari saluti

ancora:

16.3.’61

Carissima, capisco il tuo stato d’animo, ma, credi, a tutti capita di sentirsi così umiliati quando si fa una professione che rende pochissimo e non da neppure soddisfazioni intellettuali e forse neppure sul piano umano e sociale. Però poi ci si fa l’abitudine e si impara a farsi la propria vita in altro campo: tu sei ancora alla fase di fermento e di ribellione. In compenso vedo che pensi ai begli abiti di primavera il che significa che non sei del tutto depressa. […]Vado gli otto giorni di Pasqua a Napoli con Franco: gli ho già prenotato il vagone letto per la notte del 29 e così l’ho “incastrato”. […]

7.10.’64

Cara Gioia, molto tardi ti scrivo perché ci vuole uno stato di grazia per certe cose. Mi fa sempre piacere esser ricordata da te e di sapere tue notizie Io ho peregrinato molto quest’estate, con e senza marito. Poi sono precipitata in una ridda di cose spiacevoli e preoccupanti: ho avuto amici morti d’infarto con conseguenze di vedove inconsolabili; più tutto il resto di grane casalinghe e scolastiche. E tu? Sento che le cose proseguono allo stesso modo: penso che tu abbia bisogno di una novità, di qualsiasi tipo, pur di uscire dalla routine. Peccato vivere in due città diverse. Se tu fossi a Milano sarebbe facile vedersi e sentirsi. Così invece, è sempre tanto improbabile. Ho letto molto: i saggi di Moravia L’uomo come fine, saggi d’arte di Argan (uno sgonfione), Il male oscuro di Berto, che è un capolavoro, Il gruppo della Mc Carty con parti piuttosto belle, specie nella terza parte, Gadda (Adalgisa e I reali di Francia) e parecchie altre cose minori. ……

5.5.’79

[…] Lavoro molto per Amnesty e sto organizzando per l’autofinanziamento uno spettacolino con le ragazze della Scuola di Ballo [della Scala] che si farà però al Nuovo alla fine del mese. Il mio gruppo è impegnato per la liberazione di Lilian Cilbert (posso dire il nome perché ne hanno parlato i giornali quest’inverno. Una Italo-urugyana che è stata bloccata con i suoi tre bambini. In Brasile ed estradata in Uruguay sotto l’accusa di aver fatto azione politica.

ancora:

7.0.82

Carissima , ti scrivo da Venezia per ringraziarti della gentilissima ospitalità e per dirti che ti aspetto con gioia. Ho particolarmente pensato a te perché sto seguendo un corso alla Fondazione Cini che ti interesserebbe moltissimo non tanto per alcune conferenze piuttosto di routine , quanto per gli interventi straordinari di gente come Salomon Resnik dell’Università di Lione e di Giorgio Agamben dell’Università di Siena. Gli argomenti vertono sul linguaggio del sogno: morfologia e percorso di lettura. Oggi ho visto un film di Richter di tipo surrealista e anche un documentario dell’opera chiaramente onirica di Bosch. Sono a Venezia da sola da tre giorni ma proprio non me ne accorgo, tanto ci sono cose interessanti, dal Canaletto ai concerti di Vivaldi, alle conferenze sull’inconscio, il sogno e la visione nei generi letterari e nelle arti visive […]. Sono molto molto contenta di godermi questa Venezia così varia e stupenda e ciò lo debbo proprio a te.

Venezia, 5 agosto 1985

Rispondo con un po’ di ritardo, ma è concessa la pigrizia nella “leggerezza dell’essere”. Stai passando un periodo di autentiche grane che peraltro tu attraversi con uno stile davvero ammirevole […] poi, tutto a un tratto le cose si aggiustano insieme così come si accumulano insieme […]e cosi tutto si sgomitola: molto spesso avviene così. Ho avuto anch’io un momento difficile che però credo di aver superato andandomene via otto giorni. Fai bene ad andare a Vienna che è città raffinata e rasserenante. Io andrò in albergo a Venezia gli ultimi giorni del mese e mi trasferirò il I settembre nella casuccia. Vado prima perché ci sono conferenze interessanti alla fondazione Cini proprio in quei giorni lì sulla musica.   ……

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In questo ambiente tumultuoso di discussioni, inquietudini, ricerca e passione politica e civile, lei trovava sempre dove collocarsi con la guida infallibile del suo intuito e capacità critica, con la sicurezza delle sue scelte di campo. Percorre così tutte le vie della sinistra milanese di quegli anni rimanendovi orientata per il resto dei suoi giorni.

Il suo percorso di riscoperta del valore femminile inizia con la conoscenza di Luisa Mattioli Peroni (10) divenuta sua amica.

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Approderà poi alla Libreria delle Donna di Via Dogana (11).
Ma suo grande interesse era la violazione dei diritti umani esplosa con le rivelazioni sempre più numerose a partire dagli anni Sessanta. Nascono così i primi movimenti per la loro difesa e quando a Milano nel 1975 si formano i primi gruppi di lavoro collegati ad Amnesty International (12), Mariuccia aderisce al gruppo che aveva il compito di denunciare gli abusi sui prigionieri politici e mettere in campo azioni di sostegno per la loro liberazione.

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Coerente con il suo concetto personale di libertà, Mariuccia non ha mai preso una tessera di partito. Seguiva con grande passione la politica avendo forti simpatie o antipatie per i vari personaggi che via via essa esprimeva.

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Prima nei cortei contro la guerra del Vietnam
poi alla protesta del G8 a Genova (13), e anche nei girotondi (14): lei c’era.

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Non si tirava indietro, esprimeva sempre la sua forte indignazione per i soprusi e le violenze del potere, ma come “una” fra le tante e tanti cittadini di buona volontà, non cercava ruoli di protagonismo.

   

 

 

Luisa ricorda come è impossibile circoscrivere il pensiero sociale e politico di Mariuccia.
Forse il motto “pane e rose” ben sintetizza il suo modo di pensare.

“Mariuccia era generosa , trovava infame ricattare la miseria, sfruttare, guadagnare sulla fatica di chi ha meno di noi. Questo lo ha dimostrato dando la casa a ben tre persone che hanno lavorato per lei . Nel suo piccolo ha cercato di rimediare alle carenze del Welfare che in Italia è un sistema imperfetto e incompiuto.”
Sempre nei ricordi di Luisa emerge chiaramente come l’adesione al femminismo da parte di Mariuccia era dettata dal buon senso più che da una concezione astratta e filosofica.
La sua attenzione verso le donne gli faceva mal sopportare quelle che idealizzano i maschi o che li servono. Sapeva che le donne, sebben disconosciute, valgono di più. Era questa una convinzione radicata forse da quando lesse il libro di Virginia Woolf “Una stanza tutta per sè”.
Per questo ammirava le singole o le divorziate.

Le sue amicizie erano numerose, nutrite dalla simpatia che riusciva a stabilire da subito. Tutte e ciascuna singolarmente erano speciali per lei.
Possiamo ricordare la frequentazione con il poeta Vittorio Sereni, il filologo italianista Dante Isella, di tutti e due era amicissima con le rispettive mogli. Sereni era di Luino come Franco Rognoni, con Isella lo coinvolsero nelle edizioni di libri d’arte. Tito Perlini,
Ida Magli (15), Luciana Abbado Pestalozza (16), fondatrice del Festival di MilanoMusica, conosciuta tramite l’amico  critico musicale Luigi Pestalozza.
Tito Perlini che lasciò Milano nel 1987 per insegnare all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Tra le amicizie di questi ultimi dieci anni la regista Marina Spada (17) e la poetessa Paola Loreto (18).
Ma la lista potrebbe continuare!
Mariuccia riversava tutta la sua simpatia e immaginazione quando parlava di loro: ognuna era per lei una persona speciale.

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Video:
Mariuccia Noè intervistata da Stelio Carnevali . 2 dicembre 2011:

Altro video in:
http://francorognoni.it/   sezione video
“Mariuccia Rognoni Noè “. 4 dicembre 2012
Ripresa fatta in via Pancald0 – Milano

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Riportiamo un piccolo ma prezioso opuscolo in carta pergamena, realizzato da Franco Rognoni probabilmente per un compleanno, dedicato alla sua compagna di sempre: MARIUCCIA.

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Note al testo

La pagina è stata elaborata e realizzata da Laura Modini con ricerche d’archivio e il grande contributo di Luisa Magnani per le notizie biografiche.

(1) Franco Ciliberti Nasce a Laglio (CO); filosofo e saggista, fonda e dirige la rivista d’arte “Valori primordiali” (numero unico, Milano, Augustea, 1938) ed è autore della monografia I creatori. Prospettive sul divenire spirituale di tutti i popoli e di tutti i tempi. Filosofia, religioni, letteratura, arti (Milano, Hoepli, 1932).
(2) Il professor Edmondo D’Arbela insegnò latino e greco al Parini dai primo anni trenta al 1959.
(3) Rodolfo Mandolfo, come il fratello Guido aderisce alle idee marxiste e socialiste.
(4) Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano.
(5) I Littoriali dello Sport, della Cultura e dell’Arte e del Lavoro, erano manifestazioni culturali, artistiche e sportive, destinate ai giovani universitari, svoltesi in Italia tra il 1932 ed il 1940.
(6) Benedetta Cappa, (nata il 14 -8-1897 – morta il 15 -5- 1977) è stata una pittrice, scenografa e scrittrice italiana, esponente del Futurismo e moglie di Filippo Tommaso Marinetti.
(7) La maternità cosmica è un’opera particolarmente suggestiva di Enrico Prampolini, pittore, scultore e scenografo italiano. (20 aprile 1894 – Roma, 17 giugno 1956). L’opera è conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
(8) Antonio Banfi (Vimercate, 30/9/1886 – Milano, 22/7/1957). E stato un filosofo e politico italiano. Fu sostenitore di un razionalismo aperto e antidogmatico in grado di attraversare i vari settori dell’animo umano.
(9) Regina Prassede Bracchi Cassolo (Mede Lomellina 1894 – Milano 1974) Conosciuta nel mondo dell’arte con il solo nome Regina, dopo l’Accademia di Brera e gli studi di perfezionamento a Torino, nella metà degli anni ’20 produce sculture in gesso, marbo e bronzo. Negli anni ’30 a contatto con il gruppo dei futuristi milanesi, crea sottili sculture, vere e proprie silhouttes in lamina, latta e altri materiali simili. Ormai proettata nell’area dell’avanguardismo. Nel 1928 espone a Milano nella I Mostra regionale d’arte lombarda e nel 1931 ha una personale alla Galleria Senato. Invitata a partecipare al movimento futurista da Fillia, nel 1933 è presente nella mostra Omaggio futurista a Umberto Boccioni alla Galleria Pesaro e nel 1934 sottoscrive il Manifesto dei futuristi venticinquenni e il Manifesto dell’aeroplastica futurista. Nel 1934, ’36, ’38 e ’40 è alla Biennale di Venezia e nel 1935 e ’39 alla Quadriennale di Roma. Nel 1937 studia e lavora a Parigi, dove conosce André Breton. Nel 1938 manifesta interessi neocostruttivisti ed è ancora con i futuristi nella mostra di aeropittura alla Galleria del Milione di Milano. Nel secondo dopoguerra, dopo una breve fase di silenzio, si interessa all’astrattismo e dopo i fotogrammi realizza la prima litografia e la prima fotografia astratta (1948). Partecipa a varie mostre dell’astrattismo storico italiano con strutture in plexiglas bianco, trasparente e colorato e in rodoid. Nel 1955 viene invitata dal Groupe Espace al Parc de Saint-Cloud e alla Biennale di San Paolo del Brasile. Nel 1958 è presente nella mostra internazionale La donna nell’arte contemporanea alla Galleria d’Arte di Brera.
Negli anni Sessanta, quelli della sua terza sperimentazione, crea tra l’altro opere sul tema del Suono delle campane e del Linguaggio dei canarini. In collaborazione con Acquaviva e Carlo Belloli, nel 1969, in un clima di rivalutazione critica e riproposta del futurismo, partecipa alla mostra del sessantesimo anniversario del movimento, organizzata dal Comune di Milano, e nel 1970 alla mostra di Aeropittura futurista alla Galleria Blu; nel 1972, due anni prima della morte, è ancora presente nell’esposizione L’esperienza dell’aerospazio nella pittura contemporane
(10) Luisa Mattioli Peroni (1918-1993). Laureata in giurisprudenza, nominata vice-pretore presso la pretura di Milano dal 1963 al 1967. Sua la prima sentenza stesa e sottoscritta da una donna. Attiva durante la Resistenza, è tra i soci fondatori del Centro per la riforma del diritto di famiglia di Milano. Presidente del Collegio dei Probiviri del PSI dal 1968 al 1976, consigliera dell’Ente Comunale di Assistenza di Milano dal 1966 al 1971,  presidente dell’Unione Femminile Nazionale dal 1988 al 1993.
(11) La Libreria delle donne esiste dal 1975. Dalla sede storica di via Dogana 2, si è spostata in via Pietro Calvi 29, a Milano. La Libreria delle donne è una realtà politica composita e in movimento.
(12) Amnesty International è un’organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani. suo scopo è di promuovere, in maniera indipendente e imparziale, il rispetto dei diritti umani sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani (firmato a Parigi il 10 dicembre 1948) e quello di prevenirne specifiche violazioni. Amnesty è stata fondata il  28 maggio 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson,  conta oggi oltre due milioni di soci sostenitori, che risiedono in più di 150 nazioni. Il suo simbolo è una candela nel filo spinato. Insignita del Premio Nobel per la pace nel 1977 per l’attività di “difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione”. L’anno seguente è stata insignita del Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani.

(13) I fatti del G8 di Genova sono una serie di eventi avvenuti nella città a partire da giovedì 19 luglio 2001 sino a domenica 22 luglio 2001, contestualmente allo svolgimento della riunione del G8.
(14) Con girotondi si intende chiamare i movimenti di cittadini costituitisi nel 2002 nelle maggiori città italiane, con diverse denominazioni, in nome della difesa dei princìpi di democrazia e legalità. La loro nascita viene fatta risalire a Milano il 26 gennaio 2002, in occasione di una manifestazione di fronte al Palazzo di Giustizia.

Sono movimenti “di sinistra” per la loro forte opposizione alla politica del governo in carica all’epoca, presieduto da Silvio Berlusconi; hanno manifestato anche forti critiche ai partiti di sinistra, ritenendoli troppo blandi o compiacenti verso Berlusconi. Il termine deriva dal fatto che il movimento iniziò a manifestare creando girotondi attorno alle sedi di istituzioni e servizi pubblici ritenuti a rischio e dunque da difendere (diversamente dai sit-in).
(15) Ida Magli (Roma, 1925 – Roma, 21 febbraio 2016) è stata un’antropologa, filosofa e accademica italiana.
(16) Luciana Abbado Pestalozza (1929-2012)  fondatrice e presidente di Milano Musica, era nata in una famiglia musicale, figlia del violinista Michelangelo Abbado, sorella di Claudio (direttore d’orchestra), Marcello (compositore, per anni direttore del Conservatorio di Milano), solo il fratello Gabriele aveva scelto l’architettura e non la musica. Aveva sposato il pianista Carlo Pestalozza.
(17) Marina Spada (Milano, 15 novembre 1958) Inizia l’attività professionale nel 1979 come assistente alla regia in RAI e con il film “Non ci resta che piangere” (1985) con Roberto Benigni e Massimo Troisi. Si diploma alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano e si laurea in Storia della musica presso l’Università di Milano. Negli anni Settanta si interessa soprattutto di musica, partecipando in ambito organizzativo a diverse tournée di Eugenio Finardi e Alberto Camerini, e lavorando a Canale ’96, prima radio libera di sinistra in Italia. Collabora negli anni Ottanta con le principali case di produzione pubblicitarie e dirige numerosi documentari e servizi televisivi. Dalla metà degli anni Novanta alterna il lavoro di docente presso la Civica Scuola di Cinema con l’attività di regista. Come autrice di documentari, firma i videoritratti di Arnaldo Pomodoro, Fernanda Pivano, Francesco Leonetti, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Mario De Biasi. Tra i cortometraggi si ricordano Un giorno dopo l’altro (1989), che nel 1990 rappresenta l’Italia al Women Film Festival di Los Angeles, e L’Astice (1995), che si aggiudica il secondo premio nello Spazio Italia Fiction al Festival Cinema Giovani di Torino (1996) e il Premio Speciale della Giuria al Festival de Mediterranée di Bastia (1996). Nel 2002 dirige Forza Cani, una delle prime esperienze di produzione indipendente e digitale realizzate in Italia. Del 2006 è il lungometraggio Come l’ombra, presentato con successo al Festival di Venezia e a quello di Toronto e premiato per la miglior regia al Festival di Mar del Plata nel 2007. In entrambi i film emerge una personale descrizione poetica della città di Milano, con le sue contraddizioni e la sua pressione spesso alienante sulla vita degli individui. Nel 2009 dirige Poesia che mi guardi, inserito nell’edizione 2009 del Festival del Cinema di Venezia. Nel 2010 dirige Il mio domani con l’attrice Claudia Gerini, presentato in Concorso Ufficiale al Festival Internazionale del Film di Roma 2011.
(18) Paola Loreto, nata a Bergamo, insegna Letteratura Angloamericana all’Università di Milano. Ha pubblicato In quota (Interlinea edizioni, 2012; Premio Fogazzaro), la plaquette Spiazzi dell’acqua (pulcinoelefante, 2008), La memoria del corpo (Crocetti 2007; Premio Alpi Apuane 2008), Addio al decoro (LietoColle 2006, Premio Calabria-Alto Ionio 2007), L’acero rosso (Crocetti 2002; Premio Tronto 2003), la silloge Conoscenza della neve (Poesia 267, gennaio 2012), la silloge Transiti (Almanacco dello Specchio 2009), una silloge di poesie sulla montagna (Premio Benedetto Croce 2003), e numerosi testi in rivista (Il segnale, ClanDestino, Ciminiera, La mosca di Milano, La colpa di scrivere) e in volumi collettanei. È stata poète en residence al Centre de Poésie et Traduction della Fondation Royaumont (Parigi). Ha curato il LucaniaPoesiafestival (2005 e 2008). Fa parte della giuria del premio Subway-poesia. Traduce i poeti americani. Come studiosa è anche autrice di tre libri sulla poesia di Emily Dickinson, di Robert Frost e di Derek Walcott. Collabora a Poesia e a varie riviste di studi americani italiane e straniere.

 

CONTRIBUTI: