Questa mia prima raccolta è un insieme di poesie scritte dal 1994. Allora non era un buon periodo della mia vita segnata dalla depressione e dalla fatica di uscirne.

Quando ho letto per caso su un giornale la biografia e alcune poesie di Anne Sexton ho iniziato a imitarla. Così ho scoperto che scrivendo riuscivo a ripercorrere la mia storia i miei sentimenti e le conseguenti reazioni distruttive. Questo lavoro di autoanalisi mi ha portato a demonizzare il dolore e a trovare soluzioni sino allora impensate, escamotage di parole per guardare la ferita e curarla, tenere a freno gli eccessi dolorosi, come morfina che diluisce il malore in una nebulosa ovattata e piacevole dove c’è spazio anche per l’ironia.

Insomma una dolce cura preziosa che non ho più smesso di somministrarmi.

Ecco perché ho intitolato questa prima raccolta Medicamenti

La dedico in primis, sfacciatamente a me, in particolar modo a Marc de’Pasquali che mi ha accompagnata nei paesaggi misteriosi della poesia, a mia madre, ai miei figli e a Enzo Contini il loro padre che,  mi è più accanto ora di quanto lo fosse in vita.

 

RECENSIONE DI Marc de’Pasquali

 

LESIONI APATIE LACERAZIONI

Peregrinante, commovente, intercambiabile, palpabile, insomma: teatrale questa raccolta quasi melodrammatica di Vincenza Borgini – detta Zina nell’esultanza amicale… Vale a dire che l’Autrice ha messo ordine nelle proprie immagini, depotenziandole, rendendole, così, nuove, contemporanee; cioè una dolente o esaltante registrazione che si autorilancia tramite la poetica, esemplificando il sé [ in periodi di disuguaglianze endemiche, forse irrisolvibili. Del resto ogni esistere non è storia complessa? Certo che sì, si capisce.

E la Poeta la racconta dando spesso del “tu” in quella forma d’impossibilità assoluta, d’attesa mistica e vitale nell’accettazione dei dolori in attesa di rinascenza, nell’essere pronta a colmarsi di altri ardori, che poi sono la risorsa sensibile e rampante della disciplina lirica, quella fatta di carne e gradi precisi che operano in una resa cronologica personale, affaticante, seminata ora tra le nostre mani dal contenitore della Borgini. Infatti.

Flaubert suggerisce che: nella propria opera l’autore deve essere come Dio nell’universo, presente dovunque, ma sempre invisibile. Quindi?

Panico, depressioni, lutti, amori, parole disgelate, sensazione del sé da rimuovere, annientare, perdonare, insomma sorvolare il tutto dopo amarezze metabolizzate in tristezze, depressioni, miserie, immaterialità sentimentalromantica. Allora perché continuare a soffrire, perché mai?

Per alcune confuse meraviglie negli orizzonti non più lontani? Per l’assidua raccolta di ricordi, del crescere e capire anche la sofferenza, anche il disgusto dello status quo, anche una specie d’ebetitudine, d’insonnia collerica, d’euforia? Massì ovvio.

Allora, sia come sia, in conclusione è roba inflessibile, roba di giorno dopo giorno, di ora in ora; pur parlando o fantasticando gemme visionarie, verdura dell’orto, rugiade, turbando commissioni da lavoratrice con figli e nipoti fa costernazioni, cieli, soddisfazioni, nuvole elette sopra la testa, fitte al cuore da donna alfa che stringe il labbro inferiore dacché il percorso s’allunga s’allunga s’allunga…

E riecco le luci smorte, astute, ribelli; e riecco l’opulenza fantasmatica dei desideri e dei rifiuti, della ferocia, dell’ebbro tra barbagli di colori, tra femminismo, costernazioni uguali e diverse, compiti penosi, concerti ripetitivi, a volte rallegrati da fiori e occhiate consolatorie, altre volte dal mare con vedute spettacolari, persino sfinenti di gioia irosa e depressive.

E adesso a queste voci della Borgini risponde il corale di Gustav Mahler con la Seconda Sinfonia: RESUSCITERAI. Già. Secondo Adorno è proprio la musica adatta che accarezza i capelli… E no, non è poco, ragazze mie, eh no, per niente lo è, accipicchia!

Buona lettura e poi battimani.

Corredata da 8 disegni dell’artista Enzo Contini