Serie di conversazioni a cura di: Laura Modini – 20° incontro

Domenica 24 gennaio 2016  ore 17.00

la rag balene

La ragazza delle Balene, di Niki Caro, NZ, 2002

Una sera del dicembre scorso ho visto un servizio giornalistico sulla mattanza delle balene alle isole Faroe, Nazione costitutiva del Regno Unito di Danimarca. Sono rimasta racapricciata non solo dalla violenza esibita ma dalla freddezza lucidità del diritto dichiarato dei cittadini danesi a tale mattanza! Il grande popolo civile della nostra Europa del Nord!

Sconvolta da tale violenza mi è tornata alla mente una bella pellicola di una regista neozelandese, Niki Caro. Un film ambiantato ai giorni nostri ma con il contenuto/immagini simili a una parabola, appunto LA RAGAZZA DELLE BALENE.

Questo mi da lo spunto per parlare della cultura Maori e dell’ondata di registe dalla fine del mondo: Nuova Zelanda e Australia.

 

La ragista Niki Caro  

attends the Bakersfield Special Screening of McFarland, USA in Bakersfield, CA on Feb. 15th, 2015

L’attrice (Keisha Castle-Hughes) all’epoca del film aveva 12 anni.

Eccola oggi . . . .  . . .    attriceraga balene

 

Una piccola noterella delle terre al confine del mondo:

Tra l’Australia e L’Antartico c’è la NUOVA ZELANDA, scoperta dal navigatore ed esploratore olandese ABEL TASMAN tra il 1642 e il 1644, ma anche lui, come Colombo per le Americhe, fece un errore: pensava di essere vicino alla punta meridionale del Sud America, ma complice il vento che non voleva collaborare, lo spinse più a Nord, facendolo ritrovare in terre sconosciute che vennero chiamate TASMANIA (dal nome del nostro esploratore) e NEW ZELAND, dal nome di una regione olandese. Indipendente dalla Gran Bretagna nel 1931.

Il fascino che la Cultura maori ha su di me nasce dal famoso film di Jane Campion “The Piano”, film denso ma che strizza l’occhio alla nostra cultura occidentale.
La cultura maori dopo un primo attentato alla sua esistenza da parte dei colonizzatori, ha trovato un suo riequilibrio nell’ambito della Nuova Zelanda indipendente. (Cosa che invece non è successa con gli Aborigeni dell’Australia).

Ill film di Niki Caro è una piccola perla, con un linguaggio semplice riesce a dire moltissimo e di grande valore.

Ritrascrivo il tema letto in classe dalla piccola protagonista, Pai:

“Questo racconto è un pegno del mio profondo amore e rispetto per Koro Apirana, che è mio nonno. Mi chiamo Paikea Apirana, io discendo da una grande stirpe di capi dell’antica patria Maori dove si trovano i nostri antenati che per primi sentirono piangere la terra e mandarono un uomo. Anche lui si chiamava Paikea e io sono la sua diretta discendente. Ma io non sono stata il capo che mio nonno aspettava e con la mia nascita ho spezzato il legame che ci riunisce agli anziani. Non è stata colpa di nessuno, è solo successo. Ma possiamo imparare, e se gli insegnamenti verranno dati a tutti allora potremo avere più capi e tutti saranno più forti e non dovremo affidarci solo al prescelto, perché certe volte anche se sei il capo e devi sempre essere forte puoi sentirti stanco, come il nostro avo Paikea, che quando si perse in mare e non riusciva a trovare la terra, forse desiderava solo morire. Ma lui sapeva che gli anziani erano lì per lui e li invocò per chiedere di dargli ancora una volta la forza. Questo è il suo canto.”