Il 27 gennaio del 1945 le milizie russe aprirono i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz: si consegnava così alla Storia una folle politica eugenetica attuata sulle popolazioni del Vecchio Continente e portata avanti per oltre un decennio dai regimi totalitari.
Tale giorno è stato scelto dagli stati dell’ONU per non dimenticare i tanti Olocausti della Seconda Guerra mondiale: quello degli ebrei, dei perseguitati politici, degli zingari, dei testimoni di Geova, dei malati, dei soggetti definiti antisociali, degli omosessuali e delle persone transessuali.
Il nazismo perseguitò omosessuali e persone trans sulla scorta del Paragrafo 175 vigente in Germania dal 1870 ma che fu inasprito allorquando Hitler prese il potere (1933): esso colpiva gli uomini che intrattenevano rapporti sessuali con altri uomini con la pena carceraria. Tra il 1933 e il 1944 circa 100.000 uomini tedeschi omosessuali furono condannati in forza di tale articolo: le pene comminate andavano dalla castrazione alla deportazione nei campi di concentramento (Dachau e Orianenburg soprattutto) con l’infamante segno distintivo del “triangolo rosa” volto proprio a ridicolizzarne la virilità.
In Italia Mussolini promulgò alcuni decreti contro gli omosessuali dal 1938, designandoli come criminali politici e inviandoli al Confino.
Il 27 gennaio del 1945 le milizie russe aprirono i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz: si consegnava così alla Storia una folle politica eugenetica attuata sulle popolazioni del Vecchio Continente e portata avanti per oltre un decennio dai regimi totalitari.
Tale giorno è stato scelto dagli stati dell’ONU per non dimenticare i tanti Olocausti della Seconda Guerra mondiale: quello degli ebrei, dei perseguitati politici, degli zingari, dei testimoni di Geova, dei malati, dei soggetti definiti antisociali, degli omosessuali e delle persone transessuali.