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14 maggio 2016 – ore 12,00

Milanocosa

Presenta

Plurale

Voci e Intrecci nella Città

Mudec – Museo delle Culture

Via Tortona 56 – MILANO

A cura di Luigi Cannillo e Adam Vaccaro

LEGGONO:

MARINA MARIANI, MARIA LUISA PARAZZINI, ANNA PROVENZANO, PATRIZIA PULEIO, SERAFINA TARANTINI

 

14 maggio 2016 – ore 15,00

NEGLI SPAZI ESTERNI DEL MUDEC

FRECCETTE POETICHE

LEGGONO:

CLAUDIA AMBROSINI, ZINA BORGINI, GIULIA GRIGOLETTO,

MARINA MARIANI,MARIA LUISA PARAZZINI,

ANNA PROVENZANO, PATRIZIA PULEIO

Associazione Culturale Milanocosa – www.milanocosa.it, associazione che svolge attività di promozione della cultura secondo criteri di ricerca interdisciplinare c/o Adam Vaccaro, Via Lambro 1 – 20090 Trezzano S/N – T. 02 93889474; 347 7104584 – E-mail: info@milanocosa.it; adam.vaccaro@tiscali.it 

http://www.festivaletteraturamilano.it/fipm16-programma/

 

GIULIA GRIGOLETTO (freccette)

L’amore delle vite parallele
ha un bel da fare nel tenere
insieme i giorni con le sere
Un amore infingardo?
Condannabile sul nascere?
Certo, si vedono di nascosto
nel rispetto dell’altro contesto
dell’altrui campo a sé esiliato
Rinunciano alla comunione dei beni
alle vacanze come a calpestarsi i piedi
Non c’è stampella che tenga
e della vecchiaia un’incognita
Nessun contratto sancisce doveri
solo fili d’intreccio in aperture d’ali
e braci in custodia sotto la cenere
animano l’attesa
L’amore delle vite parallele
non è degno del nome che porta?
“Sono degli equilibristi” dicono alcuni
Guardiamoli un po’ camminare
distanti in sguardi di Venere
per sostegno il vuoto che li separa
nelle mani stringono sogni impossibili
si abbeverano in reciproci sorrisi
Un amore per pochi, non pensate?
chi altro potrebbe durare nel tempo
cibandosi di niente.

 

MARINA MARIANI (voci e intrecci)

in relazione a W.Szymborska

Come mosche fameliche
sul pane,
il Tempo sbriciola le parole,
spiaggia ricordi,
filtrandoli dalla risacca della storia

 

MARINA MARIANI (freccette)

Persefone

Dal pastrano con tasche occhiute
spuntano faccie da piccionaia
tutto un glu, glu
di fantasmi.

Che fai Persefone, qui?

Un ampio cappello di paglia
ripara il volto,
calco stivali di cruda gomma
scapicollo giù per la collina.

-per Ade, è il dì dei Morti!-

Spargo sui campi
brizzolati
un canto sincopato
cadon foglie come spenti sensi.

Son spogli i boschi, sfioriti i prati
non è stagione di fate
poche storie d’ascoltare

Scivolano fiammelle
sui fiumi
ardono ricordi
son storie pure quelle

E’ tutto vano?

No!
era ed è un traghettare
storie sopite,
un accordare canne
che i ricordi son sussurri
Glu, glu fan le tasche occhiute

 

ANNA PROVENZANO ( voci e intrecci)
Vestiario

Si spogli mi spoglio
giacca maglia pantaloni
in ordine sulla sedia
fare in fretta                                                                                                                                                                                                                                                  
per andare altrove
si metta sotto questo…quello
-c’è soluzione dottore?
-è più pericoloso vivere
signora!
Si vesta mi vesto
prendere questo quello
Mi affido tremante
al dio della chimica,
sarà affidabile?
Dovrò cambiare dio
o solo medico?

 

ANNA PROVENZANO (freccette)

Lo baciai
Il corso un’arco teso
La lingua lumaca
sull’onda della schiena
sulla pianura del ventre
ero albero nel vento
stormivano mani piedi
-foglie d’autunno-
il desideriotrovò la sua casa.

 

ANNA PROVENZANO (freccette)

Ti ringrazio cuore mio
sembri assente
o corri allimpazzata
ma i tuoi rintocchi
sono li in fondo al respiro.
Ti ringrazio cuore mio
d’averti accanto nel viaggio
sobbalzando ad ogni bacio a ogni lacrima
all’alba ti ritrovo
allegro quanto basta

 

PATRIZIA PULEIO (voci e intrecci)

C´è mancato poco  ( pensando a “Assenza” di Wislawa Szymborska)

C’è mancato poco
che mia madre sposasse
il signor B. del negozio di mobili all’angolo.
Me l’ha confidato con noncuranza un giorno
mentre parlavamo d’altro, passeggiando.
Lui la corteggiava in modo insistente, ma a lei
sembrava già vecchio: pochi capelli, gli occhiali,
concentrato su come incrementare gli affari.
Gli preferì mio padre, baffi e occhi neri,
mascalzone quel tanto che bastava, inaffidabile

come le auto che cambiava una volta al mese.
E che nel giro di pochi anni
avrebbe perso quasi tutti i capelli, messo su pancia
e cambiato amante con la stesse frequenza del modello d’automobile.C’è mancato poco
che mio padre intanto sposasse
la signorina C. del paese vicino al suo,
la quale aspettò per un anno intero che quella sera lui tornasse dal tabacchino
“esco un attimo a comprare le sigarette”
e infine sposò il suo migliore amico.
Insieme negli anni lo ricordarono e fecero tre figli, al maggiore dei quali misero il suo nome,
e insieme trionfalmente festeggiarono le nozze d’oro.
Lei quando mi conobbe mi baciò

e mi abbracciò forte, commuovendosi, dicendo tra sé a bassa voce
qualche parola in dialetto che io non capii.

 

PATRIZIA PULEIO (freccette)

Un dicembre

…e quando usciamo da qui
quando usciamo fuori, alla luce,
fuori c’è la neve.

Corriamo nella neve come bambini
e abbiamo risa e occhi da spargere come semi
da proteggere per tutti gli anni
che scoloriranno attraverso le vetrate.

Crescere in silenzio e poi
in un fiato caldo la notte diventa aria,

luce di cielo, periferia.

 

PATRIZIA PULEIO (feccette)

Partiamo che i rami sono dita bianche
quando le foglie scuriscono il cielo.
Rami che a spezzarli fanno compagnia
se la notte parla di silenzi e la strada
è una bugia. Rami che sanno di sabbia,

mani che spostano il vento, ricordi
che si incastrano negli occhi, speranze
che pesano quanto il dolore. Le scarpe,
le reti, le pistole. L’aria ferma che aspetta,
noi, che prima o poi arriviamo.

 

ZINA BORGINI (freccette)

Sogni2014

E’ notte
tempo per costruire sogni
con le frattaglie del giorno.

Sgomitolare grovigli
per comporre
storie in cinemascope.

Colpi di scena mozzafiato
parole  in una lingua
che  non ho mai studiato.

Amori impossibili
erotici lanci.
Il film è senza biglietto.

col permesso di Morfeo
che se la ride
agli angoli del letto.

 

ZINA BORGINI (freccette)

L’UNICO BALLLO IN PISTA 2015

Un tempo che mi pare lontano
non ero più ragazza,
ero già madre
e moglie da poco disgiunta,
ho calzato nere ballerine
una gonna di voile a pois
il nastro rosso-raso nei capelli
ancora scuri i morbidosi ricci,
e… con un cuore nuovo di zecca
sono scesa in pista.

Abbandonati i noiosi amici
intrisi di trip intellettuali
ballavo e ballavo al ritmo sudamericano.
Sartre, Camus e Artaud
affogati nella melma dei ricordi,
boccheggiavano fra Merenghe e Ciaciacià.
In auge una rinnovata giovinezza
trasgressione e fretta,
Un drink pausa tra i volteggi,
una sigaretta trafugata, una risata,
le avances mediterranee
e seducenti di un giovane di Susse
che la sapeva lunga sul ballo.

e sballi. 

Perdio! ritrovata giovinezza,
a quarantanni mi credevo già una pezza.

 

MARIA LUISA PARAZZINI (Voci e intrecci)

Ora aspetto Wislawa, non più Ingeborg

Continua a cambiar stanza
nell’Hotel rosa, Grand  Budapest  Hotel.
La aspettavo nella sala color vaniglia,
è arrivata con poche valigie,
ritira la chiave, inizia col 2, mi precede.
Le porterò un cestino di fiori di zucchero.

Passo di porta in porta a cercarla
e bussare, indovinare la luce sotto le porte,
che ombre, che corridoio avrà scelto?
Non è mai la sua porta, mai la giusta.
Continuerà a cambiar stanza?

Dalla finestra magrissima,
buttata sul bosco a strapiombo,
si schianta sui tappeti la sera.

Il consiglio è  prenotare un stanza,
per sé, per sistemare i fiori di zucchero.
Dove sarà la figlia di Wislawa?
Su che nuvola l’avrà lasciata, poi?
Con che rimorsi, se? Mettendo da parte un piccolo cestino,
con cifra?
E le favole? Raccontate lo stesso?
Tutte quelle che sapeva?  Solo per lei?

PS  Un po’ mi ricorda Vivian

 

MARIA LUISA PARAZZINI (freccette)

La coda non bastava.
Volevo nascondesse
Tutto quel che serve a vivere.
Il passato, tutte le sue finestre
e le sue stanze. Gli attrezzi
per agghindare il mondo.
Non bastava.
Le spalle veloci restavano scoperte.
La coda gonfia, piena di paura chiara
lucida e precisa, anche gli occhi
riparava, un riverbero bianco
sotto le mie ciglia, una frontiera
a distanziare il mondo.

Le lune scorrono
con cadenze sconnesse,
richiedono fughe verso nuove tane.
Muterò il pelo, ritornerà
con parole che mi parranno nuove,
ma già usate e riusate nelle vecchie stagioni.

 

SERAFINA TARANTINI (voci e intrecci)

In lode a mia sorella

(esercizi di stile da una poesia di W.Szymborska)

Mia sorella non scrive poesie
ma cucina cibi squisiti
nel suo regno esclusivo di fornelli
mentre inseguo i miei sogni nell’altra stanza
lei mi parla e mi rimprovera di non ascoltarla
e poi cammina sui miei passie
non riesce a raggiungere i miei pensieri
ma ricordi lontani condivisi
come il pane a tavola.

 

CLAUDIA AMBROSINI (freccette)

Le foglie
cadono  anche
d’estate,
solo più piano;
le mosche
gestite dal vento
si appoggiano a un ramo
lo stesso.
Io continuo
a spogliarmi
mentre il sole va a vivere,
perché dubito:
l’immagine senz’abiti
nello specchio non è ancora
nuda davvero.

CLAUDIA AMBROSINI (freccette)


Non ai morti
i parenti portano i fiori:
ricordano a se stessi
che sono vivi.

 

SERAFINA TARANTINI (freccette)

in fondo
a molti corridoi
dietro
la porta
mistero
dell’infanzia

parole
bambine
sospese
sull’argine
della paura
piume
che volano
non sassi.

riflessioni sulla poetica di Chandra Livia Candiani
Leggere queste poesie é come stare sospesi sull’orlo di un abisso, in procinto di cadere nel vuoto, ma aggrappandosi ai margini della sua profonda spiritualità un po’ straniante e perdersi nel labirinto del suo smarrimento e poi ritrovarsi ” come l’uccello / fermo sotto la pioggia / incurante ”  e ” così proprio così / sarà la dignità umana / sorvegliando l’arrivo della poesia “.
Nell’attesa delle parole della poesia, Chandra si chiede: ” bevo sull’orlo del mondo? “

SERAFINA TARANTINI (freccette)

arriva
primavera
e non svaniscono
le cupe nubi
dai cieli
e dall0 sfondo
del tragico scenario
non scompaiono
i colori dell’orrore
quante estenuanti
attese per sconfiggere
silenzi d’Occidente