Conversazioni di cinema
Mercoledì 28 settembre 2016 ore 20
Il Corriere della Sera dedica con il suo IL TEMPO DELLE DONNE una tre giorni dedicata a “AMORE e SESSO”. Una serie articolata di incontri e contributi su questo tema sempre sottovalutato specie se visto da un’ottica femminile.
Quindi voglio offrire anch’io un piccolo contributo al tema, e sollecitata dal desiderio di Zina, presidente della Associazione Apriti Cielo, di riparlare del film degli anni 2000 che le piacque proprio tanto, ripropongo una un tema che mi ha posto domande che ancora non hanno avuto risposte valide, o interessanti o stimolanti.
Dalla regista, sceneggiatrice francese Virginie WAGON,
“IL SEGRETO”
Francia, 2000, sceneggiatura di Virginie Wagon e Erick Zonca, interpreti Anne Coesens, Tony Todd, Cichel Bompoil, Quentin Rossi, Jacqueline Jehanneuf, Aladin Reibel, Valerie Vogt, Frederic Sauzay, Natalya Ermilova. Durata: 107 min.
Riporto la recensione scritta all’uscita del film, ciò che scrissi è valido anche 16 anni dopo!
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IL SEGRETO
Regia di Virginie Wagon.
V. W. è nata nel 1965. Ha una laurea in materie economiche. Inizia a lavorare come giornalista free lance realizzando reportages per delle agenzie di stampa e documentari per alcuni canali televisivi. Da questa esperienza ricava una grande passione per la scrittura. Dal 1995 scrive sceneggiature per tre film di Eric Zonca. Gira prima di questo film un cortometraggio “Grandir”, ben accolto dal pubblico e dalla critica.
Filmografia
2012 Clara s’en va mourir
2009 La belle vie
2006 L’enfant d’une autre
2002 Sous mes yeux
2000 Il segreto
Con “Il segreto” la regista si mette in gioco. Non è a caso che la protagonista del film ha 36 anni (come la regista), è felicemente sposata (e Virginie è la compagna da molti anni di Eric Zonca), con un figlio, un lavoro più che soddisfacente. E’ una donna libera, moderna.
Da questi dati parte la storia, difficile da raccontare e da comprendere fin da sembrare quasi pretestuosa.
Non si tratta di semplice adulterio, prevedibile nel suo procedere e spesso censurato nella norma corrente.
Ma non è così, o non così semplicemente. Il nodo della storia è grande, ingombrante, non previsto, dicibile finalmente dopo questi anni di lotta e presenza economica, sociale ma anche individuale delle donne: la libertà sessuale femminile.
La regista esplora in profondità un disagio che la protagonista vive: sente e soffre di un bisogno che non
viene soddisfatto. Sente un desiderio che non ha ancora cittadinanza: il suo corpo ignorato ha bisogno di risveglio, di richiami, di piacere semplicemente.
Proprio da una regista abituata ad usare parole, e anche bene, ci viene un film che usa con grande attenzione l’immagine e meno, molto meno le parole.
Abbiamo così che tutto il racconto della relazione extraconiugale non usa parola, parlano i corpi. Questo per meglio esprimere il piacere ritrovato in una relazione istintiva, sessuale, tenera, tesa alla scoperta di nuovi territori, alla ricerca disperata di un sé fisico.
Il segreto non si può dire, il nascondersi, l’essere clandestino implica il silenzio nel quale si può espandere e ricostruire un’immagine di sé con chiari i propri bisogni.
Anche lo svelamento dell’adulterio al marito non usa parole, niente dialogo: il corpo parla, coperto di tracce strane, fresche di un desiderio appena soddisfatto. E l’effetto è semplice, disarmante, durissimo.
Trovo veramente notevole questo film, ricco di trovate di regia, soluzioni visive, dove la parola è resa all’essenziale. La regista con il suo sguardo ci rende partecipi del bisogno indicibile di una intimità che esplorata, dichiarata, porta a salvare il rapporto matrimoniale, ridefinendo ruoli, bisogni, desideri e libertà.
Ottima la protagonista, e ancor più azzeccato l’amante, enorme, immenso, primitivo, tanto in tutti i sensi, con una grande dose di simpatia, di umanità e infinita tenerezza.
Anche il marito, disarmato, incerto, rende bene l’imbarazzo di essere uomini per le donne che oggi finalmente fuggono da definizioni e ruoli che non le prevedono come persone sessuate e libere.