IL 5 – 6- 7- 8 MARZO 2022

DALLE ORE 16 ALLE ORE 20

LA STANZA DELLA POESIA
dell’associazione APRITI CIELO!

SARA’ PRESENTE in

GALLERIA SCOGLIO DI QUARTO

Le nostre poesie

 Canto  
di Zina Borgini

E taccio
fissando le vostre mani
cariche di sassi
Non piango
anche se
mi colpirete a morte
Nessun urlo
perché è inceppato
nella gola che mi taglierete
Non tremo come foglia
anche se le pallottole
mi stanno per colpire
Vi fisso negli occhi
con sfida
ormai so che non ho scampo
al rigurgito
del vostro odio represso
Fratelli, Padri, Uomini
mi uccidete per paura
della mia legge
che prevede l’amore


il mio corpo muore
non la mia ribellione.



Giulia Grigoletto

L’abbandono dell’Afghanistan da parte degli Occidentali, ha significato accreditare la politica femminicida talebana. Ho il cuore graffiato profondamente, e il dolore che provo lascia circolare a stento le parole. Perciò, ho scelto questa poeta afghana, figlia della scuola del ” l’ago d’oro” che ha dato la vita per la letteratura. E’ vissuta in Herat – la città dei poeti – dove ha composto due raccolte di poesie, che leggeva pubblicamente, prima che il marito la uccidesse di botte, nel 2005 a soli 25 anni. I suoi versi sono una denuncia contro i sopprusi a cui le donne afghane sono costrette. La sua morte, poi, non ce la rende così lontana dalle donne italiane ammazzate dagli uomini che dicevano di amarle. (Giulia Grigoletto)

Il diritto di gridare
di Nadia Anjuma

Non ho voglia di aprire la bocca
di che cosa devo parlare?
che voglia o no, sono un’emarginata
come posso parlare del miele se porto il veleno in gola?
cosa devo piangere, cosa ridere,
cosa morire, cosa vivere?
io, in un angolo della prigione
lutto e rimpianto
io, nata invano con tutto l’amore in bocca.
Lo so, mio cuore, c’è stata la primavera e tempi di gioia
con le ali spezzate non posso volare
da tempo sto in silenzio, ma le canzoni non ho dimenticato
anche se il cuore non può che parlare del lutto
nella speranza di spezzare la gabbia, un giorno
libera da umiliazioni ed ebbra di canti
non sono il fragile pioppo che trema nell’aria
sono una figlia afghana, con il diritto di urlare.

di Marina Mariani

Ti prego ancora un grido,
un grido ancora per le donne afghane
E' forse spregiudicata richiesta?
Spalmata, come burro sul pane,
la notizia di morti annunciate, porta denunce 
MA NON posso negare la distanza che ci separa
Voi quotidianamente intente a strappare dignità alla vita
regolate la scommessa d'esistere sul vostro respiro
e regalate a me, donna d'occidente,
il lusso dell'indignazione


Teresa Mariniello
Per Nadia Herawi Anjuman Mentire una via di sopravvivenza.

Altrove potevo parlare
deposto il filo e l’ago
guardare negli occhi delle altre
la stessa gioia febbrile
non più oscurata dal velo.
Azzurri giacevano a terra
mentre il colore entrava in noi
e nell’aria intorno della stanza.
Segnava i fogli di speranza
e i giorni di disciplina.
Un sì e un no potevano bastare
altro non mi era richiesto
e imparai a farlo bastare.
Anche nelle notti
in cui l’uomo che era in lui
cercava il sonno
sulla mia ala spezzata.
Solo un sì
per farmi pesce e nuotare
fuori dall’arido deserto salato,
nella dolcezza fresca del verso.
Mio per sempre


Sono Sangue!
di Daniela Stasi

Sono esangue
di speranza e di acredine.


Sono chiusa
nel muto abbandono dei sassi.


Sono prova
delle fallite ragioni del sesso.


Eppure Sono, il Senso
gia innescato per splenderv
i.

Donne afghane
di Serafina Tarantini

Corpi imprigionati
in vesti nere
e lunghe fino ai piedi
ma la voce
si libra in volo
in un batter d'ali